Dal marzo scorso la regione autonoma del Rojava (Kurdistan siriano) è sotto attacco delle milizie di ISIS. Di tale offensiva si è taciuto fino a quest’estate, quando le forze dello Stato Islamico hanno occupato la città iraqena di Mosul e preso il controllo di vaste porzioni di territorio, imponendosi all’attenzione internazionale per la posizione di forza che hanno conquistato mettendo le mani su giacimenti petroliferi, arsenali militari pesanti, infrastrutture statali ed un territorio strategico importantissimo. Attualmente il focus del conflitto è posto sulla cittadina di Kobanê, al confine con la Turchia, assediata dall’ISIS da quasi due mesi, eppure ancora in piedi. E’ solo sulla forza di volontà dei combattenti kurdi e dei volontari che sono riusciti ad unirsi a loro che si fonda la speranza della vittoria. I media occidentali diffondono poche e confuse (se non false) notizie: la situazione dei circa 150.000 profughi che dalle città kurdo-siriane assediate dall’ISIS sono fuggite nel Kurdistan turco è disperata, e lo Stato turco ostacola in ogni modo il sostegno alla città, impedendo l’afflusso di aiuti umanitari e di volontari che vogliono unirsi alle YPG e YPJ (Unità di difesa del Popolo e delle Donne).
Mentre Turchia, Arabia Saudita ed altre potenze locali ed occidentali hanno foraggiato e sostenuto quest’aberrazione islamico-fascista fino a renderla abbastanza potente da perderne il controllo per poi piangere lacrime amare; mentre gli eserciti governativi addestrati e ben equipaggiati, sono fuggiti lasciando terre e popolazioni al saccheggio ed ai massacri, agli stupri ed alle deportazioni, la guerriglia di YPG e YPJ ha salvato migliaia di vite umane ed organizzato un accanita e vincente resistenza popolare proteggendo uno degli esperimenti sociali più avanzati e libertari del terzo millennio: da oltre due anni infatti, nel Rojava, si è creato un autogoverno del territorio basato sulla parità di genere, l’ecologia e la tolleranza tra etnie, religioni e culture diverse. In uno scenario di guerra civile in Siria, sconvolgimenti in Medio Oriente e forti sacche di arretratezza culturale e fondamentalismo religioso, i kurdi hanno realizzato un modo di vivere egualitario, libero ed anticapitalista.
Riconoscendo il profondo valore dell’esperimento del Rojava e della sua Resistenza e sentendoci vicini alla popolazione kurda, stiamo organizzando delegazioni internazionali che arrivino al confine per portare aiuti concreti, supportare la resistenza e decostruire la narrazione falsa e confusa che ci viene imposta di questo conflitto. Il Kurdistan ha bisogno dell’aiuto di tutti e tutte: pertanto chiediamo di supportare le delegazioni con donazioni per i profughi ed iniziative informative e di solidarietà.